Un'ottantina di viaggiatori hanno l'opportunità di osservare luoghi ormai invisibili perchè da tempo non coperti da treni di linea. Si attraversa subito la piana di Licata, con le sue colture intensive, gli orti e i campi spogli. Salendo sulla collina che domina Licata si incontrano le cantine locali e le vigne tutt'intorno e qualche sporadico oliveto. Verso Campobello di Licata e Ravanusa si vedono altre cantine, le vigne aunmentano, il paesaggio si colora intensamente di verde.
Si può osservare il bel centro storico di Canicattì. Poi il treno si tuffa nelle zone minerarie, quelle di salgemma e zolfo che caratterizzano il territorio di Racalmuto, Grotte, Aragona. Ma siamo anche in terre vocate per la coltivazione del nero d'Avola, delle mandorle delle storiche varietà, ma anche di quelle più recenti, degli alberi di noce. Il treno poi ritorna al mare attraversando la splendisa Valle dei Templi.
Ci sono cambiamenti nel tragitto: a causa di una frana in località Caos, tra Agrigento e Porto Empedocle, il treno si ferma al tempio di Vulcano. Da lì, dopo due ore tornerà a Agrigento dove verrà data la possibilità di raggiungere in bus Porto Emedocle oppure di restare in città fino al momento del rientro a Licata. Ignazio Vassallo, volontario di Slow Food Agigento, nel tragitto tra Agrigento bassa e Vulcano spiega ai paseggeri a bordo quello che succederà durante il Laboratorio del Gusto che si svolgerà poco dopo sotto le colonne del tempio di Vulcano.
Ma è anche l'occasione per dare un'idea ai viaggiatori di quale sia l'origine delle bellezze che si possono ammirare dai finestrini delle vetture: i templi dorici disposti in fila lungo la collina della Valle. Alla fermata di Vulcano, intanto, Massimo Brucato e Giuseppe Bruccoleri, altri volontari di Slow Food Agrigento, stanno preparando tutto per il Laboratorio del Gusto. Temi portanti del tragitto i pani votivi e i dolci monacali. Ma prima di partire col Laboratorio prendono la parola Pietro Fattori, in rappresentanza della Fondazione delle Ferrovie dello Stato, e Clara Scozzari, del FAI Giovani, che racconta il Giardino della Kolymbetra. Parte il laboratorio: Ignazio Vassallo spiega il contesto, dando un'idea di come i luoghi attrreversati e il posto dove ci si trova abbiamo legami fortissimi coi prodotti che tra poco tutti gli astanti potranno assaggiare.
Massimo Brucato poi racconta del culto di San Calogero, il santo nero, di quanto sia amato in molti dei paesi vicino ai quali si stende la linea ferrata appena percorsa, e del legame coi "muffuletti", il pane di San Calò, fatto di grano duro e semi di anice. Che Slow Food Agrigento offre fatto di perciasacchi e maiorca, grani cosiddetti antichi, e imbottito ("cunzato") con due Presìdi Slow Food: la cipolla paglina di Castrofilippo e la robiola di capra girgentana.
Acqua e un ottimo nero d'Avola del territorio accompagnano la degustazione. Poi si racconta delle mandorle, dei dolci fantastici che le monache hanno creato nei secoli, della maestria di pasticceri locali. La gente assaggia dei quadrelli friabili fatti di scaglie di mandorle, di miele e di granella di pistacchio. Materiali di consumo usati biodegradabili e compostabili. Tutti felici!
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